Emozioni imperfette è lieta di presentarvi un’intervista, del tutto diversa rispetto alle precedenti.
Flavia ed Io, ci siamo cimentate in qualcosa al di sopra le righe questa volta. Abbiamo pensato che per una serie che sta avendo una risonanza così alta nel web, ci voglia qualcosa di speciale. Abbiamo pensato che, trattandosi di 5 autrici, non sarebbe stata la stessa cosa mandare un foglio word come tutte le altre volte. Volevamo stupirci e stupirvi e soprattutto volevamo guardare con occhi i volti di chi ultimamente sta facendo battere i cuori di molte lettrici.
Abbiamo avuto l’onore e il piacere di conoscere le 5 autrici del Johns Hopkins Medical series in una video intervista che ci ha concesso, anche se attraverso una telecamera, di sentirci un po' come in passato, quando un giornalista incontrava un’autrice e, credetemi, le sensazioni che ne sono venute fuori sono state molto forti. Guardare negli occhi chi ci ha fatto, e chi ci farà, vivere emozioni che ci hanno coinvolto tanto, è stato meraviglioso. Ho contattato personalmente Giusy, dopo tanto averne parlato con Flavia, indecise su questa nuova avventura. Ricordo ancora le nostre chiacchierate: “Proviamoci” “E se non accettano “ “Oddio che emozione”. E già perché è stata una grande emozione quando Giusy ha risposto: “Ho sentito le socie. Giovedì alle 17 su Facebook”. Come prima di un esame, ci siamo trovate, Io e Flavia, a parlare di preparativi, domande da fare, avevamo un’ansia che non ricordavamo da tempo. Giovedì è arrivato, alle 16 e 20 eravamo entrambe davanti al pc, che ci divideva con le autrici, per paura che qualcosa andasse storto, nel frattempo l’ansia aumentava, la gola si seccava e il battito accelerava. Non siamo esagerate, sfido chiunque a trovarsi davanti alle autrici del momento e non provare una di queste emozioni, mi chiedo come facevano i giornalisti un tempo, o prendevano rilassanti o non avevano emozioni perché credetemi, care amiche lettrici, sembravamo due scolare in attesa dell’esito dell’esame. Alle 16 e 52 Giusy è entrata nella stanza Facebook, appositamente creata per l’intervista. Il tempo di un ultimo messaggio con Flavia e con il cuore in gola ci siamo trovate davanti:
Chiara Cipolla, Giusy Viro, Sarah Rivera, Cara Valli e Raffaella Franceschini che ci sorridevano dall’altra parte emozionate come noi.
Il ghiaccio si è sciolto nell’immediato davanti a cinque donne che ci hanno messo completamente a nostro agio. È stato bellissimo leggere l’emozione nei loro occhi quando parlavano delle loro creature. Dolcissime nelle risposte, coinvolgenti nel raccontare come tutto è nato. Quando si diventa scrittrici per amore lo si vede eccome, traspare tutto dagli occhi, dalle labbra che si increspano ripercorrendo le tappe della nascita dei loro protagonisti, lo sguardo si perde nel tempo e noi ci siamo incantate a guardarle e ad ascoltarle. Le madri dei medici dell’ospedale ormai più conosciuto di Baltimora, hanno risposto alle nostre domande. C’è chi si chiederà perché abbiamo scelto proprio questo momento. Il motivo è semplice: abbiamo deciso di fare questa intervista ora perché siamo quasi all’epilogo di una serie che sta tenendo tutti con il fiato sospeso, ed è per questo che abbiamo voluto, in qualche modo aumentare, l’ansia delle lettrici che si chiedono già cosa ci riserveranno Gabriel e Maxwell cercando di rispondere a quelle domande che ciascuno di noi si è fatto leggendo dei nostri magnifici medici.
A voi anime belle la nostra intervista con le creatrici del "Johns Hopkins Medical Series".
Com’è nata l’idea della JH Hospital Series? E soprattutto da chi è partita?
È stata Giusy a rispondere a questa prima domanda. Ed è incredibile come cinque menti, lontani chilometri, si siano trovate d’accordo su tutto
Giusy: L’idea è nata da Sarah, una sera. All’inizio si è parlato di un’antologia, di racconti. La mattina ci siamo sentite con Chiara (che Giusy chiama affettuosamente socia) su messenger e ci siamo dette ma se facciamo dei romanzi? La socia ha risposto:
Ma se facciamo anche un Medical? Ci siamo consultate con le altre che hanno dato tutte l’ok. Alla sera era deciso tutto.
Ognuna di voi, ha raccontato le vicende dei nostri cari dottori e ovviamente non ci dimentichiamo del nostro Black. La domanda che vi andiamo a fare è un po’ particolare, oltre al vostro personaggio, che in qualche modo porta qualcosa di voi dentro, con quale altri personaggi della serie vi sentite più affini?
In un muto accordo, e da qui si capisce il legame che unisce fra loro le cinque autrici, da questo momento è sempre stata Chiara a parlare per prima.
Chiara: Diciamo che come genere di scrittura mi sono sentita più affine a Giusy, scrivendo romanzi classici, con grandi sentimenti e emozioni. Essendo le prime due ci siamo sentite molto soprattutto visto il legame di amicizia tra Brad e Noah .
Giusy: Io mi sento affine a tutti i personaggi. Con Noah siamo il Sandra e Raimondo letterari. Mi sono sentita molto vicina al personaggio di Sarah, avendolo messo in un determinato punto della mia storia. Il personaggio a cui mi sono sentita più legate è Maxwell, perché ha seguito Abigail in un determinato percorso della storia, era l’ombra di Abigail, anche Emanuel è stato importante, ma era quello che volevo perché se fai un gruppo devi spingere verso le colleghe che vengono dopo.
Sarah: È stato bello scrivere di tutti, insieme, mi sono sentita tanto con Raffaella, essendo la terza ero un po' il punto di congiunzione. Abbiamo deciso di creare questa bella amicizia fra Maxwell e Emanuel.
Cara: Nessuno, ho inserito di più Noah e Maxwell perché erano già presenti al policlinico. Black ha interagito più con loro.
Raffaella. Per me è stata relativamente facile perché avendoli letti tutte e quattro mi ero già fatta un’idea però dall’altro lato è stata una grossa responsabilità, perché facendo la chiusura con il mio libro devo fare onore a ciò che abbiamo fatto prima. Ho dato il giusto spazio a tutti e quattro i personaggi, li ho inseriti in situazioni precise. Di tutti e quattro ho capito il loro carattere.
Fra i personaggi femminili dei diversi romance della serie in quale vi rivedete di più?
Chiara: Come Maud ho una famiglia abbastanza presente, devo dire che da ragazza avrei voluto fare l’insegnante di matematica. Quindi mi ci rivedo in Maud
Giusy: Io con Abigail non ho molto in comune, è stato uno dei miei personaggi femminile che è stato interamente costruito, perché io quando ho un problema tendo più a cercare un contatto che chiudermi. Mi sento più affine a Maud e anche a Allison.
Sarah: Il mio personaggio ha molti lati di me, volevo renderla realistica anche nelle situazioni che ha vissuto. Empatizzo bene con i personaggi femminili e anche come mamma mi ci sono ritrovata molto.
Cara: Ogni autrice ci mette in pezzo di sé nel suo personaggio, mi sento più affine con Gabriel come carattere, anche per il rapporto che ha con il padre nel quale mi ci sono ritrovata mettendoci un pezzettino di cuore, ma anche Soraya al suo bel carattere perché cerca di contrastare quest’uomo forte. Mi sono divertita tanto a scrivere di questi due.
Raffaella: Anche io come Cara empatizzo con i protagonisti maschili. Maxwell mi ha travolta, la trama è venuta fuori in una notte e mi ha coinvolta tanto. Allison tuttavia è riuscita a conquistarmi anche se è venuta fuori piano piano all’inizio. In lei mi rivedo, soprattutto per la sua professione che è stato sempre il mio sogno nel cassetto, ma anche per il suo carattere cosi solare, ottimista, ma sempre con la voglia di credere nei sogni. Tuttavia mi sono rivista anche nelle altre. Con Maud per via della mia professione, di Abigail mi ha travolto la sua forza e anche perché come me si chiude a riccio molte volte. Di Soraya ho ammirato la sua tenacia e il voler tener testa a Back
E la storia di Lea invece, mi è arrivata nello stomaco per tutto il mix di emozioni che mi ha regalato.
Nella scelta dei personaggi vi siete ispirati a qualcuno?
Chiara: Per la prima volta devo dire che sono andata di fantasia, nessun modello. L’unica cosa che ho pensato quando abbiamo iniziato a parlare di Medical è stato che volevo un medico diverso. Ho voluto fare qualcosa di diverso ed è venuto fuori questo personaggio combattuto con una doppia anima bianca e nera ecco, in questo mi ci sono rivista in Noah, da buon gemelli, è sempre un po' diviso a metà, solo in questo. Per il resto è stato costruito intorno al presta volto quando l'ho trovato e poi mi sono riguardata tutta la serie di E.R e li mi sono ispirata molto.
Giusy: Io invece mi sono ispirata al mio oculista, nella realtà Brad esiste sul serio a Lione dove sono stata operata alla vista quando avevo 1 anno. Per la prima volta ho parlato di me, e io compaio anche nel libro. Sono Marianna, quando Brad la visita Lione quello è il mio caso clinico. Ho voluto dare un messaggio di speranza per chi vive queste situazioni. Se può aiutare chi soffre di vista, chi ha avuto questi problemi, i libri servono anche a questo.
Sarah: La mia è una storia di fantasia, una trama che aveva in mente con lei che era il capo di Emanuel. Una volta trovato il presto volto l’ho costruito intorno.
Cara: I personaggi sono inventati, non sono ispirati a nessuno, ma alcune situazioni sono reali, anche perché devi avere fatti concreti per parlare di determinate cose. Per Gabriel, anche io ho trovato il presto volto prima di iniziare la storia e da li è nato tutto.
Raffaella: Anche la mia storia e i personaggi sono inventati, l’unica cosa è, che il mio sogno nel cassetto era quello di fare la psicologa, quindi quando mi è stata data la possibilità per me il medico doveva essere lo psichiatra. Avendo poi fatto studi di questo tipo mi sentivo preparata. Come Giusy il mio intento è dare un messaggio di speranza, perché le malattie mentali sono un mondo molto a parte, non è una cosa semplice, sono invalidanti, anche gli stessi disturbi d’ansia, che vengono affrontati nel romanzo, riguardano l’anima. È quindi volevo lasciare la speranza a chi vive situazioni del genere.
Stiamo facendo, insieme al vostro medical romance, un tour dell’ospedale più antico di Baltimora. Da dove nasce la scelta di dare, ai vostri protagonisti, una specializzazione specifica in campo medico piuttosto che in un altro?
Chiara: Non lo so, credo che sia stato lui a scegliere me. Non so perché è arrivato, quando scrivi alle volte il personaggio di una storia prende il comando. Non ho un motivo preciso.
Giusy: Per una cosa personale e anche funzionale, perché era un campo che conoscevo, per non imbarcarmi in cose che non conoscevo.
Sarah: Anche per me, mi è venuto in mente cosi. Ho fatto degli studi, ho visto che il JH era al primo posto da 28 anni nella neurochirurgia e quindi c’era questo reparto d'eccellenza con 31 divisioni, sono andata a vederle tutte. Una di queste è specializzata sulla malattia di Chiari, io avevo visto un documentario su una ragazza che era affetta da questa sindrome, la cosa mi aveva colpito tanto. Ho visto che li c’è proprio un dipartimento che si occupa di questa malattia, non so se il documentario mi ha influenzato, ma la storia mi ha colpito tanto, ho chiesto collaborazione a un neurochirurgo e mi ha convalidato ogni pezzo onde evitare di dire sciocchezze.
Cara: Non mi sentivo in grado di scrivere di medicina, ecco perché la scelta del manager anche perché il mondo della medicina è lontana. Non volevo imbarcarmi in qualcosa che non sarei riuscita a gestire. Lavorando sempre negli uffici mi è venuto semplice parlane. Dato che si parlava di un ospedale in America, li si parla di una realtà diversa è un azienda, quindi ci stava bene l’idea di un capo che fosse odiato da tutti allora ho proposto, preferirei fare la storia nell'amministrazione.
Raffaella: Io ho attinto ai manuali a casa che avevo, quando studiavo all’università, e poi ho contattato una psicologa, per capire come funziona una clinica psichiatrica per non evitare errori. Quando ho fatto descrizione di momenti di visite, per esempio, ho dovuto fare attenzione anche ai piccoli dettagli, anche a livello emotivo c’è molto coinvolgimento quindi è difficile mantenere il giusto equilibrio. Trattandosi di tematiche pesanti ho cercato di mantenere la leggerezza del romance.
Il dettaglio nella terminologia medica scientifica è un elemento che ha fatto ancora di più apprezzare i vostri romanzi. So che avete avuto un supporto da professionisti del campo, com’è stato rapportavi con loro?
Chiara: Non ho avuto alcun pediatra. In tutti i romanzi il prima capitolo per me è un trauma, lo scrivo e riscrivo 8 mila volte questo l’ho preso in mano 50 mila volte, ogni riga comprendeva competenze mediche, c’era da conoscere la struttura com’era fatta, c’era da sapere come funziona la scuola in America. Quindi piantine di Baltimora, mappa del JH, le terminologie, le patologie. Ho chiesto aiuto ad un parente che abita li. I primi capitoli sono stati pesanti. Ho chiesto al mio ex medico, che è anche chirurgo e pediatra, per le terminologie tecniche. Mi piacciono i particolari, quando scrivo un romanzo mi piace essere realista, metterli in un ospedale è stato veramente difficile.
Giusy: La difficoltà del Medical è stata nel documentarmi. Comunque descrivere un intervento per intero compreso il pre e post operatorio, non è semplice. I dubbi sono stati tanti, ho avuto paura anche di impressionare qualcuno, non è facile parlare di interventi chirurgici. Il mio professionista è stato bravo, era il mio dottore che parlava non io. Era un suo intervento che era stato fatto a Catania, lui mi ha seguito tanto nella stesura delle parti che comprendevano gli interventi.
Sarah: Mi ha aiutato un neurochirurgo, mi ha supportata, avevo visto dei filmati, ma lui mi ha aiutato molto anche nei particolari. Anche il medico curante mi è stato di supporto quando ho parlato della patologia del figlio di Lea.
Cara: C’è sempre una terminologia, ma per me è stato più facile lavorando sempre negli uffici.
Raffaella: Come dicevo prima oltre ai manuali che avevo a casa mi è stata di supporto una psicologa, è stato necessario anche per una conferma dei termini usati. Tutto questo mi ha aiutato anche a creare alcune sfumature di Maxwell, a strutturare il personaggio, in ambito psicologico e psichiatrico c’è molto coinvolgimento dei medici, mi interessava mantenere l’equilibrio fra l’uomo risoluto e l’aspetto emotivo e la psicologa mi ha supportato onde evitare errori. E poi mi è stata di supporto anche una conferma sui termini.
Riuscite ad anticiparci quali sono i vostri progetti futuri? In un prossimo futuro, possiamo sperare in una nuova collaborazione fra di voi?
Chiara: Ho dovuto fermarmi perché stavo scrivendo una trilogia, ora sto scrivendo il terzo volume, preferisco farli uscire a distanza ravvicinata. Quindi spero ottobre novembre di iniziare a pubblicare il primo. Ho un sogno nel cassetto, scrivere un romanzo storico, la storia ce l’ho già in mente ma devo trovare il coraggio di buttarmi. Per la collaborazione, già in passato ho avuto modo di fare collaborazioni, mi sono divertita molto si imparando tante cose. È una cosa che mi piace molto, mettermi in gioco collaborando con altri. Quindi si, volentieri, dovesse presentarsi l’opportunità, si. Nelle collaborazioni si cresce, si impara tanto una delle altre. È stato un bel cammino fatto di alti e bassi, c’è tanto lavoro, una responsabilità.
Giusy: Tanti progetti. Anche io ho dovuto stoppare alcuni lavori per la serie. Inizio 2023 uscirà Velvet, c’è lo storico che aspetta da 12 anni (la donna di picche), ci sarà uno spin off di Reveal e c’è anche una collaborazione con altre autrici per una nuova serie di cui state vedendo le anteprime in questi giorni. Oltre che la riedizione di un mio primissimo romanzo, i primi di luglio, che pubblicherò con la Blueberry Edizioni, con contenuti inediti.
Sarah: Stavo rieditando un romanzo quando ho iniziato il Medical, un romanzo già pubblicato, che ho ritirato, uscirà in autunno e ho deciso di fare anche due romanzi, legati a questo, su due personaggi che hanno attirato particolarmente l’attenzione.
Cara: Io devo scrivere l’ultimo volume de “Il tuo nome”, dedicato a Demiyen, probabilmente saranno due. E poi su consiglio di Giusy probabilmente tornerò sul mio primo romanzo parlerò di Steven, la sua storia, ci sono le mie lettrici che premono molto su questi personaggi.
Raffaella: Anche io ho messo da parte un romance che stavo scrivendo, il quarto spin off di quelli precedenti. Lo pubblicherò l’anno prossimo, anche perché la mia uscita è a luglio, poi ci sarà un romanzo di narrativa, una storia vera, sono stata contattata da una ragazza a cui è piaciuto il mio modo di scrivere che ha avuto un’esperienza di affido familiare diurno. Lei mi ha chiesto di scriverlo, ha scritto per cinque anni dei diari dove ha annotato tutto e mi ha affidato una parte della sua vita. È una grande sfida perché nella narrativa cambia anche la scrittura. Infine sto aspettando che scada il contratto con il mio primo romance con la ce, per ripubblicarlo perché penso di non aver avuta giustizia, essendo stato pubblicato solo in ebook.
La JH Medical Series si può davvero dire che è sulla bocca e soprattutto negli occhi di molte lettrici italiane. Come state vivendo la cosa? Mancano due libri al termine della serie sta conquistando tutti. Cosa dobbiamo aspettarci dai prossimi protagonisti?
Chiara: Io ero già inizialmente molto ottimista, anche perché fino ad ora non si era visto un progetto così. La famosa notte in cui Sarah aveva proposto di fare un’antologia, in cui abbiamo aderito noi cinque da una grande cerchia, io nella notte avevo pensato a un romance familiare, poi è venuta fuori l’idea della Medical. Ovviamente, il bacino di lettori è aumentata anche la loro portata perché si sono riunite quelle di tutte noi. Io sono stata ottimista, sempre. 5 storie diverse in qualche modo legate fra di loro, un gran marketing, non avevo dubbi circa il risultato. Non mi aspettavo tuttavia questo successo.
Giusy: Non mi aspettavo un successo simile, nonostante pubblichi da 12 anni mi sono ritrovata in qualcosa di inaspettato e più grande di me, speravo che la storia piacesse, non è tanto per vendere ma per fare capire che la disabilità non ci rende diversi, ma speciali, un arricchimento per ognuno di noi. Una rivincita sulla mia storia, ecco il perché della figura di Marianna. Ero agitatissima, perché soprattutto sulla cecità ancora non ci sono molti studi. Addirittura il Medical ha trascinato gli altri miei libri. È tutto nuovo per me. Sono contenta soprattutto perché ho trovato un gruppo che mi ha sostenuta, le mie colleghe sono state le mie rocce.
Sarah: Sono nuova del campo, sono da due anni in questo mondo e per me è stata un’occasione fantastica, aver avuto la fortuna di partecipare a questo progetto. Essendo il terzo libro il mio era un po' l’anello di congiunzione con gli altri e quindi li l’ansia aumenta perché è una grande responsabilità.
Cara: Come andrà non lo so, spero bene come quello delle altre. Non mi aspettavo tutto questo. Commenti, like,tutto inaspettato, mi sono sentita coccolata. Per ora non mi sento diversa, ancora non ci credo, non ho realizzato, per ora è tutto mio, dal 20 vedremo. Vediamo come andrà. Dopo il 20 vi saprò dire.
Raffaella: Per me questa avventura è stata piena di emozioni, avere una scadenza mi ha fatto accelerare i tempi e sono cresciuta molto anche come scrittura. Ora come ora, ansia, tanta. Ringrazio di cuore le ragazze per avermi dato fiducia e per avermi fatto vivere tutto questo. Approfitto di questa intervista per ringraziare le mie colleghe di cuore, credo molto nell’unione delle donne e questo è stata una conferma. Sto vivendo con molta ansia l’uscita del mio libro, avendo comunque 4 colossi davanti a me, ma anche con tantissime emozioni positive soprattutto per il rapporto con le ragazze. In merito a Maxwell, lui è tante cose, con Emanuel è più intimo, si fa vedere in modo diverso. Con gli altri è più riservato ha un rapporto più professionale, per certi versi mi ricorda Gabriel perché è severo e autoritario, ma ha anche dei lati nascosti. Con Emanuel viene fuori un Maxwell diverso, toglie la maschera solo con chi dice lui.
Se dovesse descrivere con un aggettivo il vostro personaggio quale sarebbe?
Chiara: Riassumere tutto in una parola è difficile: posso dire solitario. Non capito dalla famiglia dagli amici, capito un po' da Brad perché hanno convissuto in una struttura di cui non abbiamo parlato che li ha fatti rinascere. Si direi solitario, perché quando è solo riesce a essere sé stesso.
Giusy: Tormentato, come lo avete definito voi blogger si fa carico di sensi di colpe e di responsabilità che non sono sue.
Sarah: La prima cosa che è trapelata dalla figura di Emanuel è stata l’ambizione questo ha sviato un po' la cosa in realtà, si rivela dolce. Si direi dolce.
Cara: Gabriel in una parola sola pretenzioso.
Raffaella: Maxwell è complesso perché è tante cose, lo porta ad assumere tante maschere ha diverse sfumature. Quindi lo riassumo con questo aggettivo: complesso.
Bene, siamo giunti al termine di questa intervista che richiama un po’ i vecchi tempi, quando si incontrava l’autrice di persona. Noi l’abbiamo fatto tramite uno schermo e vi siamo veramente grate. Questa idea è nata soprattutto perché ci tenevamo a farla come gruppo, perché ognuna di voi avesse ugual spazio rispetto all’altra. Una delle cose che abbiamo apprezzato e il supporto e il rispetto che vi accomuna una con le atre. Un’ultima domanda e vi lasciamo libere. Cosa volete dire alle vostre lettrici?
Chiara: Grazie perché non mi aspettavo tanto successo, sono contenta che sia piaciuta l’idea. Mi piacerebbe che le lettrici capissero che è stato piacevole e bello collaborare con altre colleghe, mettersi in gioco tra di noi, perché siamo unite nello scrivere storie che fanno bene a chi le legge. Una bella esperienza.
Giusy: Grazie perché non mi aspettavo nulla di tutto questo, alle mie lettrici che mi seguono sempre, per quello che mi stanno regalando. Ringrazio il gruppo che mi hanno supportato che mi hanno coccolato quando ne avevo bisogno, non sono colleghe, ma amiche per tutto quello che mi hanno dato, grazie perché mi hanno fatto crescere anche come persona.
Sarah: Un grazie sentito per tutto, dalle lettrici, alle mie colleghe, mi sono sentita coccolata. Per i messaggi delle lettrici, per tutto. Speriamo di trasmettere tante emozioni, di regalare un momento bello.
Cara: Io dico solo, spero di non deludervi.
Raffaella: Anche io come Cara spero di non deludere. L’ansia è tanta. Quando scriviamo facciamo il mestiere dove siamo più soli in assoluto, ma nello stesso tempo questo arriva a più persone. L’obbiettivo di tutte noi è arrivare al lettore soprattutto a livello emotivo. Ringrazio davvero tutte le lettrici e le mie colleghe. Con questa esperienza sono aumentate le mie lettrici grazie anche alle mie colleghe, se questo mi rende felice mi mette anche molta ansia, perché spero di non deluderle. Spero di arrivare a tutti.
È terminata cosi l’intervista con quelle che non sono solo 5 autrici, ma soprattutto 5 grandi donne di un’umiltà unica da cui prendere solo esempio. È stato bellissimo sapere che, il loro primo pensiero è di arrivare al cuore dei propri lettori, condividendo, come nel caso di Giusy, un po' della propria vita. 5 donne, ognuna con un proprio carattere, con un modo di vedere le cose, ma che si sono unite e hanno creato qualcosa che tutte voi state apprezzando. Da prendere come esempio, perché quando lo si vuole la collaborazione fra donne può esistere.
Ringraziamo di cuore Chiara, la cui simpatia unica ci ha dato un piccolo sprazzo del suo Noah.
A Giusy, dal profondo grazie. È stata l’Autrice che di più ha toccato le corde del nostro animo, il motivo, nobile, che l’ha spinta a parlare del suo passato per essere di conforto a chi vive questo stato di cose, è un motivo più che valido per apprezzarla oltre che come scrittrice anche come persona.
Grazie a Sarah, fiera e fine, esattamente come la sua Lea. Con un sorriso bello e contagioso. È impressionante come leggendo un libro ritrovi, tratti dei personaggi descritti nel tuo interlocutore.
All’emozione che traspariva dagli occhi di Cara, grazie anche per quella. Da qui capisci come un’autrice possa tenere a ciò che crea. La sua umiltà, ci ha colpite.
E infine a Raffaella, bella e dolcissima, emozionatissima per il suo Maxwell e generosa nel voler aiutare chi vive le situazioni di cui parlerà nell’ultimo libro che concluderà la serie.
Di cuore grazie a tutte voi che ci avete regalato qualcosa in più, qualcosa con cui arricchire il nostro bagaglio. Ecco cos’è un gruppo, non dare solo come singolo ma pensare anche per le colleghe che vengono dopo.
"I libri sono ponti ostinati: uniscono, creano legami"
In questo gruppo i ponti che collegano le autrici che vengono da tutte le parti d’Italia è ben visibile, cosi come lo è il legame saldo che le ha unite le una alle altre.
A presto Flavia e Nicky
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